Tutto il cervello sente: i ricercatori sulle emozioni usano la VR per i loro studi

Ciò che proviamo influenza più aree cerebrali di quanto si ritenga da tempo. Nei progetti di ricerca del Centro Svizzero per le Scienze Affettive e del Dipartimento di Neuroscienze Cognitive dell'Università di Basilea, la VR aiuta a scatenare i giusti sentimenti.

Sono sentimenti che tutti conoscono: Gioia, rabbia, paura, sorpresa, disgusto o tristezza. Vent'anni fa, gli psicologi studiavano queste emozioni principalmente interrogando i soggetti e monitorando le reazioni fisiche come il battito cardiaco, la frequenza respiratoria e l'espressione del viso.

Da allora, però, la ricerca sulle emozioni si è notevolmente sviluppata: Utilizzando nuovi metodi come la risonanza magnetica funzionale (fMRI), i neuroscienziati possono ora analizzare ciò che accade nel cervello quando suscitano emozioni diverse nei loro soggetti. Ad esempio, mostrano loro foto di volti tristi e felici, fanno sentire loro l'odore del cioccolato o riproducono scene di film spaventosi. Utilizzano la fMRI per misurare il flusso sanguigno nel cervello e determinare quali regioni cerebrali sono state attivate.

Naturalmente, i ricercatori non vedono direttamente le emozioni nel cervello, ma possono osservare che processi emotivi diversi attivano aree cerebrali diverse in modi diversi. "E questo è enormemente utile", dice David Sander, direttore del Centro di ricerca sulle emozioni. Centro svizzero per le scienze affettive a Ginevra.

La VR scatena sentimenti reali

"La maggior parte dei ricercatori utilizza ancora metodi indiretti per scatenare le emozioni", afferma il neuroscienziato Patrik Vuilleumier del Centro Svizzero per le Scienze Affettive. Per esempio, guardare un volto felice attiva alcune regioni del cervello, ma senza necessariamente suscitare una vera sensazione di gioia.

Per questo Vuilleumier sta sviluppando un nuovo metodo in cui i suoi soggetti vengono trasportati in un mondo virtuale con l'aiuto di occhiali VR, dove devono risolvere compiti e vivere avventure. Secondo Vuilleumier, questa immersione permette di evocare emozioni quasi naturali. I metodi statistici e le analisi fMRI possono quindi essere utilizzati per valutare quali fattori negli scenari virtuali attivano l'attività cerebrale.

Anche gli psicologi stanno sfruttando la consapevolezza che le esperienze virtuali forniscono un accesso diretto al mondo emotivo. Ad esempio, il Dipartimento di Neuroscienze Cognitive dell'Università di Basilea sta testando applicazioni per smartphone con realtà virtuale o aumentata per la terapia della fobia dei ragni e della paura delle altezze. Il vantaggio è che le persone colpite si confrontano con le loro paure in modo realistico, ma la situazione rimane sempre sotto controllo.
La ricerca sulle emozioni offre quindi anche nuove prospettive per la terapia delle malattie mentali. In molti di questi disturbi, infatti, sono colpite aree del cervello coinvolte nell'elaborazione dei sentimenti.
Fonte: Watson / Immagine: pixabay
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